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Giulianova

Castrum Novum Piceni nel 289 a. C. è l’ottava colonia marittima romana, d’importanza strategica sull’Adriatico, delimitata a sud dal torrente Batinus (Tordino) e ad est dal mare; è un importante porto mercantile e militare e snodo stradale verso le zone interne. Citando gli scritti dello storico Riccardo Cerulli mirabile è la sopravvivenza del Castrum e del subburbio per tanti secoli. Il passaggio dei barbari, le dominazioni gota, greca, longobarda, la conquista franca, le scorrerie normanne non dispersero la comunità di San Flaviano.

Contesa, quasi distrutta ed abbandonata nel 1460 la zona a mare, il 31 maggio 1470 per volontà del Duca Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona Duca d’Atri e Conte, sulla collina più alta venne riedificato il borgo di Giulianova: una “città ideale del Rinascimento, a pianta quadrata, cinta da altissime mura e da sette torrioni cilindrici.

Queste mura resistettero all’occupazione spagnola del 1596, all’assedio dell’armata francese del 1798 ed alla dominazione Borbonica, fino all’unità d’Italia.  Nel 1815 fu costruita la strada verso Teramo e poi la ferrovia. Alla fine dell’800 prese avvio l’attività balneare con l’apertura dei primi lidi; si risvegliarono una vivaci attività economiche, grazie alla nascita di nuove industrie e di un raffinato artigianato,  ed attività culturali, grazie all’opera di artisti e mecenati quali Vincenzo Bindi, Raffaello Pagliaccetti, Gaetano Braga. Oggi è ancora possibile “percorrere” la millenaria storia di Castrum Novum, di Castel san Flaviano, di Giulianova, partendo dal torrione il Bianco, sede del Civico Museo archeologico, fino a  Corso Garibaldi, dove è Palazzo Bindi che conserva i gioielli di famiglia: la Pinacoteca, la Biblioteca, l’Archivio; e proseguendo sul Viale dello Splendore per apprendere altre storie, osservare altri angoli dove terra cielo e mare regalano bellezza agli occhi e all’anima.

San Flaviano, martire del V secolo, patriarca di Costantinopoli, patrono di Giulianova è legato alla leggenda secondo la quale, Galla Placidia, figlia di Valentiniano III che nel 449 avrebbe voluto mandare a Ravenna le sue spoglie entro un’arca d’argento, ma durante la traversata una tempesta spinse la nave fino alla foce del Tordino. Gli abitanti accolsero l’urna del Santo traslandola nell’antica chiesa di Santa Maria in Piazza, oggi Duomo di San Flaviano e sede vescovile.

La particolare forma ottagonale del Duomo rinascimentale e l’imponente cupola a calotta che sovrastano il paese rappresentano un punto di orientamento per i marinai ed il nucleo di coesione urbanistica. All’interno stanno le sculture di Venanzio Crocetti quali il Crocifisso in bronzo sull’altare maggiore e la Madonna con bambino.


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