Ciak Teramo

Civitella del Tronto

“Siede in un colle ben alto, volta tutta di fronte fra Levante e mezzogiorno cominciano le mura e le abitazioni dalla metà in su, onde più s’innalza il colle per la fronte del quale si estendono di lunghezza dall’una porta che guarda il mare Adriatico, all’altra al suo incontro verso le montagne, e fa da quella parte sembianza di un teatro..” (Alessandro Andrea 1557)

“Le vette delle montagne presentano il magnifico spettacolo di estese praterie ricche di fiori dove pascolano numerosi armenti di pecore, di vacche e di giumente…più in basso terre boschive di faggio, di cerro, di quercia é..* se poi si discende alle fertili convalli, bagnate dal Salino, dalla Vibrata e dal Goscio, il terreno si presenta fertile e produttore di ogni msniera di vegetali: il granone e la patata, i gelsi, le vito che danno vini squisiti” (Antonio Di Pietrangelo 1888).

Le “ruette” (stradine) in salita, le case tutte di travertino e pietra locale. E poi il panorama che si affaccia sul mare, sulle valli del Vibrata e del Salinello, sui boschi dei Monti Gemelli, sul Gran Sasso, sul fiume Tronto fino alle Marche. Questa è Civitella del Tronto, borgo medievale che conserva intatto tutto il suo fascino, che non ha disperso il suo incanto, teatro di rappresentazioni teatrali e ricostruzioni storiche, set cinematografico, luogo che rapisce e conquista.  

La storia di Civitella del Tronto è la storia di una terra di confine e di un castello fortificato che, dal 1001 gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi ed i Borboni hanno reso strategico ed inespugnabile quasi per mille anni: fino al 20 marzo 1861. E’ una storia che racconta di battaglie con la vicina città di Campli, di assedi interminabili da parte dei francesi, della resistenza dei Borboni contro i piemontesi che avanzavano per unificare l’Italia; del miracolo di San Berardo.

  • La terza Legenda di San Berardo, Vescovo di Teramo dal 1116 al 1122, narra di un nobile  civitellese, Gualtiero che, fatto incarcerare e torturare nel Forte ddi Civitella dal Conte Roberto di Loretello, viene liberato durante la notte, per miracolo di San Berardo.

Le origini di Civitella del Tronto non sono precise, anche se in località Ripe di Civitella e nelle grotte Sant'Angelo e Salomone, sono stati rinvenuti reperti risalenti al Neolitico e al Paleolitico. Le prime testimonianze storiche certe la collocano nei secoli X-XI (l'origine dell'abitato attuale è altomedioevale) come città incastellata. Già nel secolo XIII il paese appartenente al Regno di Napoli era cinto da mura angioine e, per la sua particolare posizione geografica di confine con lo Stato della Chiesa, ebbe sempre una grande rilevanza strategica.

Fra i tanti episodi che ne hanno segnato la storia vale la pena di citare quello che, anche in senso emblematico, può essere considerato come il felice spartiacque tra una condizione e l’altra. Parliamo dell'assedio, nel 1557 da parte del francese Duca di Guisa, generale di Enrico II alleati con il Papa Paolo IV che non si riuscì a espugnare la città. Proprio in questa guerra, tra Francesi e Spagnoli, Civitella cambiò il suo nome in Civitella del Tronto, in quanto protagonista della Guerra del Tronto. La vittoriosa e valorosa resistenza che il popolo della cittadella riuscì a riportare venne ben visto nell'intero Regno, tanto che ai suoi cittadini furono tolti gli oneri fiscali da pagare al Regno, per quarant'anni, e a spese del demanio regio furono restaurati gli edifici e la Fortezza. Per lo stesso episodio nel 1589 fu elevata al grado di Città e le fu conferito il titolo di “Fidelissima” da Filippo II di Spagna. Altrettanto significativo è ciò che unisce Civitella al Regno borbonico. L'esercito di Vittorio Emanuele II di Savoia strinse d'assedio Civitella il 26 ottobre 1860; e mentre il Regno di Francesco II finisce il 13 febbraio 1861 con la caduta di Gaeta, e la resa venne suggellata il 17 marzo con la proclamazione in Parlamento, a Torino, del Regno d'Italia; Civitella cade il 20 marzo 1861, tre giorni dopo che fu sancita l'Unità d'Italia. Questo episodio la rende l'ultima roccaforte borbonica a piegarsi all’avanzata piemontese. 


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