Ciak Teramo

Madonna delle Grazie

Il Santuario
Fuori la porta meridionale della città, Porta reale, comunemente detta Porta Madonna è questo “luogo sacro” posto all’incrocio dei due fiumi, ricco di polle e sorgenti, che racconta delle origini di Petrut (luogo elevato circondato da acque), grazie ai resti di un villaggio del periodo italico e di una villa romana della quale emergono la pavimentazione a mosaico, oltre ad un edificio termale che mostra ancora le strutture dell’impianto di riscaldamento, oltre ad altari e tempietti dedicati a Venere e alle divinità femminili di epoca repubblicana (I sec. A.C.); forse una antica spa riservata alle donne di Interamnia.

Da qui, percorrendo il viale alberato che costeggia i “giardinetti dedicati al cantante Ivan Graziani, si arriva al Santuario della Madonna delle Grazie, già Sant’Angelo delle Donne: il piccolo monastero del XII sec. dove le nobildonne teramane vedove vivevano in clausura assieme alle monache dedicandosi ad opere di carità per gli orfani e per i poveri. Dal 1449 si ha una prima ricostruzione ed ampliamento della chiesa ad opera dei Francescani; fu dipinta la lunetta sul portale d’ingresso con la Madonna delle Grazie tra Giovanni Battista e SanFrancesco d’Assisi; dopo il 1470 fu intronizzata la statua della Vergine e nel 1524, da Mons. Chierigatto fu consacrato l’altare maggiore.

La chiesa è stata ristrutturata dal 1893 al 1900 su progetto dell’architetto e pittore Cesare Mariani di cui rimangono interessanti affreschi nella volta a cupola e ai lati dell’altare. Il nuovo assetto prevedeva l’ampliamento della chiesa a tre navate, e aderiva al gusto dell’eclettismo di fine Ottocento, in particolare nella facciata scandita da due semplici lesene, copertura a capanna evidenziata da archetti in laterizio, il rosone centrale, la statua della Madonna ed i cherubini nei medaglioni dei pennacchi sono realizzati con il nuovo materiale che era il cemento…con il portico rettangolare coperto a crociera

Il giorno dell'inaugurazione, il 27 settembre 1900, in un'affollata cerimonia l'arcivescovo di Lanciano, monsignor Della Cioppa, consacrò la nuova chiesa e l'altare maggiore. Il giorno seguente vennero consacrati gli altari delle famiglie Palma, Savini, Thaulero e Urbani. Sugli altari delle cappelle si possono vedere la grande tela di Pasquale Celommi. Le tre Marie alla Croce; la Sacra famiglia di Vittorino Scarselli, il Trapasso di san Giuseppe di Francesco Tartagliozzi. Il campanile, alto 42 m con terminazione a cipolla, su base ottagonale tipica di molte chiese del tardo barocco teramano, è il risultato di diverse fasi costrutttive completate nel 1718.

Il chiostro, romanico-gotico, rivela i segni dei numerosi cambiamenti che il convento ha subito nel corso dei secoli. I bracci lunghi, scanditi da arcate a tutto sesto impostate su tozzi pilastri ottogonali, risalgano al Quattrocento, quelli brevi, articolati da arcate a sesto acuto, potrebbero invece essere una sopravvivenza Trecentesca; Nel refettorio del convento si conservano alcuni affreschi datati al 1637 che narrano della vita di Gesù: il meglio conservato rappresenta l’immagine del

Cristo vendemmiatore. Dell'antico tempio rimane solo il campanile ed alcuni capitelli rinascimentali nel chiostro attiguo. Il monastero si è salvato quasi integralmente.

Il santuario ha rappresentato un polo importante, non solo della vita religiosa della città, ma anche di quella culturale e scientifica. Per secoli è stato sede di un prestigioso studentato per novizi, aperto anche ai laici. Inoltre si registra la produzione di testi miniati ora in biblioteca…

La chiesa conserva inoltre straordinari ex voto; nelle teche collocate in Sagrestia, sono custodite centinaia di figure di Madonne, di Santi, di parti anatomiche e di personaggi, in argento laminato con lavorazione a sbalzo dei quali i più antichi risalgono al XVI secolo. Sono documenti di pietà popolare e di iconografia della vita quotidiana, caratterizzati dalla formula V.F.G.A. VOTUM FECIT GRATIAM ACCEPIT. Sono doni offerti alla Madonna a cui si chiede aiuto come dea mater e divina taumaturga; sono oggetti dal fortissimo simbolismo estetico, artistico e religioso, testimonianza di un artigianato di pregio, dalla scrupolosa cura dei dettagli; infatti si erano affermate a Teramo molte botteghe orafe specializzate nella lavorazione dell’argento a sbalzo con il marchio “TER”. Inoltre l’attenzione devozionale si esplicita anche nella unicità e preziosità del materiale utilizzato: l’argento, metallo legato alla catena simbolica luna-acqua-principio femminile-luce, rappresentato dalla madonna delle Grazie, simbolo di guarigione dalla malattia e protettrice della fecondità e della continuità.

Altri gioielli del santuario sono due calici settecenteschi di manifattura napoletana ed una ricca collezione di paramenti sacri, preziosissimi, del XVI - XVIII secolo. 

Dalla chiesa proviene, inoltre, un affresco staccato e montato su telaio, successivamente esposto nel Museo Nazionale de L’Aquila, opera di Pietro Alemanno , che raffigura la Madonna col Bambino affiancata da un vescovo (forse San Berardo) e da una santa monaca con l’abito delle clarisse, Santa Parasceve.

 

La statua della Madonna
La veneratissima statua della madonna delle Grazie “forse la più bella tra tutte”, come scrisse il Mariani: “sembra riassumere in sé tutti i nuovi elementi dell’arte plastica abruzzese tardorinascimentale” la cui attribuzione è ancora molto discussa..

Eseguita in legno policromato, la Madonna sta seduta nell’edicola del capo-altare, avvolta nel mantello azzurro e oro, le cui pieghe le donano un sontuoso realismo plastico; la veste bianca ricamata d’oro a vita alta, con scollo a barchetta e maniche a sbuffo, richiamano l’outfit rinascimentale. E’ indubbiamente una posa da Madonna regina: l’incarnato levigato e chiarissimo, le mani affusolate che invitano alla preghiera, lo sguardo ieratico e tenero che sembra accarezzare dolcemente il Bambino sulle sue ginocchia, possono confermare in egual misura le attribuzioni della realizzazione: al maestro Silvestro da L’aquila, a Giovan Francesco Gagliardelli, o più sicuramente a Giovanni di Biasuccio, sempre di scuola aquilana.

Una leggenda, raccolta nel 1909, narra che la statua della madonna venerata nel santuario teramano sarebbe stata portata a dorso di mulo, per iniziativa di Giovanni da Capestrano, non senza difficoltà e incidenti di viaggio, né aneddoti di interventi soprannaturali, da L’aquila a Teramo, percorrendo l’antico tracciato di quella che oggi è la Ss80, nei pressi della Madonna della tibia di Crognaleto…ma rimane nell’alone della leggenda.

 

Le origini del culto
All’origine di questo Santuario non vi è un’apparizione della Vergine. Infatti, san Giacomo della Marca, tenendo un corso di predicazione a Teramo, per l’opera di pacificazione svolta tra le fazioni cittadine in lotta, suscitò tanta edificazione, che i fedeli teramani, che pur avevano una comunità di Francescani in città, avanzarono un’accorata richiesta per avere una famiglia francescana dei Minori Osservanti. Così nel 1449, con la Bolla Apostolicae nobis iniunctae, 15 febbraio, Papa Nicolò V concesse il Convento ai Francescani, in sostituzione delle Monache Benedettine. Da allora e la chiesa col suo convento fu detto S. Maria delle Grazie dei frati osservanti. L’atteggiamento del volto e delle mani giunte fanno dell’immagine della Vergine un gioiello di sovrumana bellezza: essa esprime tutta la potenza della contemplazione e dell’adorazione. 

La storia religiosa ha registrato tanti eventi miracolosi:

  • L’apparizione della Madonna e di San Berardo, sulle mura meridionali della città, nella notte tra il 17 e 18 novembre 1521 durante l’assedio delle truppe di Giovan Francesco Acquaviva…”Stando tutte le genti dell’Acquaviva nel fiume Vezzola, a direttura de lo convento di S. maria delle Grazie, ed alquanto più in su, videro sopra le mura della città una Donna risplendente vestita di bianco ed un uomo a cavallo vestito di rosso, il quale pareva che scorresse in qua e in là le muraglie. Questa visione diè tanto terrore all’esercito, che, buttate le scale a terra si posero a fuggire: e perché pareva loro sentire addietro un gran calpestio di cavalli, ciascun gittava le sue armi per poter più leggermente fuggire. A testimonianza di questo il pittore teramano Giuseppe Bonolis realizza per la Sagrestia della Cattedrale una grande tela con l’apparizione di san Berardo  e la Vergine sul cielo di Teramo mettendo in fuga le truppe occupanti.
  • Per intercessione della Vergine, Monsignor Giacomo Saverio Piccolomimi, riuscì nel marzo 1559 ad istituire la Festa della Pace, per interrompere la spirale di violenza che dominava in città tra le famiglie dei Melatino e dei De Valle. L’iniziativa, secondo fonti storiche fu intrapresa dalle donne teramane delle fazioni avverse che si riunirono per concordare la pace e decisero di praticare una specie di “sciopero coniugale”. Si recarono poi in processione al santuario della Madonna delle Grazie per invocarne l’intervento. Gli animi furono pacificati e da allora, ogni anno, la domenica in Albis ancora oggi si ripropone questa festa secondo l’antico cerimoniale, per cui le Paciere ed il sindaco offrono un cero votivo alla madonna e piantumano simbolicamente un albero della pace. – croce della pace nel sagrato antistante…

A tale giorno fu rimessa la pompa religiosa.. Dopo i vespri, riunivasi nella chiesa di San giovanni tutte e sole le matrone delle quarantotto famiglie, e quindi recavansi nella chiesa della Madonna delle Grazie, incontrate dai PP osservanti alla croce fuori Porta Reale. Ai ceri offerti dalle donne il padre guardiano trovava espediente il ricambiare il dono di queste con un complimento di rinfreschi in sagrestia. (M. Mutij).

  • Oltre alla pace cittadina la Madonna delle Grazie è invocata dai teramani nelle ricorrenti epidemie e carestie. L’opera salvifica si concretizza, nei fatti, con l’istituzione dell’infermeria con annessa farmacia. Si ricordano, infatti tanti episodi di liberazione della città dalle epidemie di peste: nel 1527, nel 1764 e nel 1885.
  • La protezione della Vergine nel 1944, quando le truppe tedesche in ritirata avevano innescato le mine sotto il ponte san ferdinando, ma queste si spensero e fu ricordato come il miracolo del ponte….

 

La devozione
Il primo momento del “ciclo della grazia” è la visita al Santuario per incontrare la Madonna; il secondo elemento è la preghiera, cioè invocazione, ringraziamento, ma anche penitenza; segue la pronuncia del voto segreto: una sorta di contrattazione tra il fedele e la divinità; il quarto momento è quello della donazione: donare alla Madonna un pegno tangibile di gratitudine. Tra gli ex voto si contano infatti moltissimi cuori: il cuore sintetizza sia il corpo che lo spirito degli esseri umani, è situato nel petto, è fonte di vita, sede dell’affetto della gioia e del dolore; donarlo alla Madonna vuol sire donare se stessi, sempre con incisa la sigla PGR (PER GRAZIA RICEVUTA) O AM (Ave Maria). In cinquecento anni, tante sono state le Bolle di Indulgenza concesse al Santuario della Madonna delle Grazie dai vari papi; ma il modo più semplice ed usuale per ottenere grazie o indulgenze ogni giorno, è quello di entrare in chiesa e nella penombra della navata unica, pronunciare il “voto segreto”, cioè dialogare in confidenza con la Madonna, come se fosse un’amica o una sorella o una mamma, e chiederle di guarire, consolare, consigliare, aiutare.

 

L’Indulgenza
Nel 1627 Papa Urbano VIII concede l’Indulgenza plenaria per sette anni ai fedeli che visitano il Santuario, poi ribadita nel 1647 da Papa Innocenzo X e nel 1667 e nel 1673.

 

La Preghiera

Madre di tutti gli uomini,
Tu conosci le sofferenze
E le speranze di ciascuno.
Madre, tu conosci la lotta tra il bene e il male
Che si combatte nel mondo
E dentro i nostri cuori.
O Madre di misericordia e della Grazia,
tienici lontani da ogni ingiustizia,
divisione, violenza e guerra.
Proteggici contro la tentazione
E la schiavitù del male. 
Sii con noi!
Aiutaci a vincere il dubbio con la fede,
l’egoismo con il servizio,
l’orgoglio con la mansuetudine,
l’odio con l’amore.
O Madre di Cristo conforta e dà forza
A tutti coloro che soffrono:
i poveri, quanti sono soli, i malati, 
i non amati, gli oppressi, i dimenticati.
Benedici noi! Prega per noi!
Dona a tutti la pace
E la luce della speranza.
Mostraci il frutto benedetto
Del tuo grembo: Gesù! Amen

 

La festa
La festa della Madonna delle Grazie a Teramo, da data immemorabile si celebre il 2 luglio, col titolo di “Visitazione di Maria vergine”. Nel giorno della festa la Madonna indossa la preziosissima corona, con la quale, sin dal 1933 è incoronata “Maria Regina di Teramo”. La ritualità della feta ha una scansione precisa:

al mattino, ai primi Vespri vi è la benedizione degli autoveicoli, promossa dall’A.C.I. nel piazzale antistante il Santuario; offerta del Cero fatta dal Sindaco nel corso della Messa Solenne mattutina; nel pomeriggio processione presieduta dal Vescovo seguita dal clero e dai fedeli, secondo l’itinerario: Ponte san Ferdinando, Fonte Regina, Via Pannella, Stazione, Santuario; immancabile l’accompagnamento musicale della Banda.

La ritualità profana prevedeva, anticamente una importante fiera-mercato del bestiame, oggi sostituita dal luna -park; a conclusione, lo spettacolo pirotecnico che illumina il rientro in chiesa della statua della Madonna. “Dopo lo sparo, è finita la festa”.


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